IL FONDATORE DI EMERGENCY

Strada: organismi umanitari grotteschi e incompetenti

(articolo di Riccardo Bruno)
MILANO - «C'è stato un piccolo miglioramento? Non ci credo, queste stime
sulla fame non hanno nessuna base scientifica. Io non ho sottocchio tutto
il Pianeta, ma in quei Paesi in cui sono stato ho visto una situazione che
va peggiorando». Gino Strada, chirurgo di guerra e fondatore di Emergency
, parla di Terzo Mondo e fame perché in quei posti c'è stato, non per aver
letto rapporti. E, come tutti quelli che si mettono in discussione in prima
persona, diffida delle cifre e delle istituzioni ufficiali. «Credo che sia
completamente da ridiscutere la capacità di queste organizzazioni di far
fronte al problema dell'alimentazione». Si riferisce alla Fao?
«Alla Fao, alla Banca Mondiale, a quelle istituzioni impegnate nel procurare
fondi. Mi chiedo: da quanti anni sono operative? Che cosa hanno ottenuto?
Quanti miliardi di dollari hanno speso? E non in aiuti, ma per far
funzionare le loro strutture».
Lei non è ottimista?
«Sono molto scettico, e poi le previsioni mi sembrano tutt'altro che rosee.
Una riduzione del 20 per cento nei prossimi 20 anni è sostanzialmente l'un
per cento all'anno. Si tratta di fare un ragionamento in termini di
costi-benefici: se queste organizzazioni non esistessero, se venissero utilizzati fondi
analoghi a quelli necessari per le loro spese amministrative, allora
probabilmente si raggiungerebbero risultati maggiori dell'un per cento».
Lei crede che non servano proprio a niente...
«Le Nazioni Unite non sono un'organizzazione umanitaria, questa pretesa
che oggi gli interventi umanitari passino attraverso le sue gerarchie mi
sembra quanto meno arrogante. E si scontra con la realtà di fatto che la
maggioranza degli aiuti nel Mondo vengono portati da migliaia e migliaia
di organizzazioni di volontariato. Questa massa eterogenea di piccoli
operatori ha un impatto che è di molto superiore a quella dei grandi elefanti
burocratico-amministrativi».

Mi racconti che cosa ha visto con i suoi occhi.
«Contro l'Iraq c'è un embargo che continua dal 1991. L'Onu manda aiuti
umanitari, distribuendo riso a tutta la popolazione, anche a chi viaggia in Mercedes.
È un riso di qualità talmente scadente, talmente schifoso che nessuno lo
mangia e lo danno agli animali. Si buttano via un sacco di soldi e in più
è stata danneggiata un'economia molto fragile basata sull'agricoltura: il
riso dei miei amici curdi adesso non si coltiva più perché quando si va
sul mercato ci sono i sacchi di riso degli aiuti che si comprano a quattro
lire. Bisogna stare molto attenti quando si fanno questi interventi, si
modificano degli equilibri e bisogna sapere dove si va a parare».
Lei dice che manca la competenza.
«Nelle Nazioni Unite non ho trovato tantissima gente che sa quello che sta
facendo. È come se in sala operatoria anziché un anestesista ci mettessimo
un droghiere o un pompiere, senza offesa per le due categorie. I
reclutamenti in queste organizzazioni avvengono su basi parzialmente politiche, con una
spartizione del personale tra i vari Paesi. Gli aiuti umanitari invece
devono essere gestiti da chi di mestiere fa l'operatore dell'umanitario. Gli aiuti
non possono andare a braccetto con la politica e la politica non può andare
a braccetto con gli affari, altrimenti si creano dei mostri».
In Italia in questi giorni si discute del prossimo vertice Fao e di un
possibile spostamento da Roma. Che ne pensa?
«Non credo che faccia differenza tenerlo in un Paese o in un altro, in
un'isoletta o in cima alla montagna. Il problema vero è che senso hanno questi vertici.
A quanto mi risulta non succede mai che si pongano degli obiettivi e che
poi al successivo incontro si constati che sono stati realizzati. Si passa
da un vertice all'altro, da un rapporto all'altro e intanto è stata
deforestata l'Amazzonia a furia di scrivere libri e documenti».
Sembra essere d'accordo con il sottosegretario dell'Onu De Mistura che ieri
sul Corriere ha detto che sarebbe meglio rinviare il summit perché rischia
di essere solo una commemorazione.
«Bisognerebbe ricordare a De Mistura, se poi si decide di farlo il vertice
e lui ci va, che prima aveva detto che non serviva a niente. Il problema
è che alla fine rientrano tutti quanti nell'alveo. Le Nazioni Unite
purtroppo lavorano così: due responsabili Onu in Iraq si sono dimessi perché
ritenevano che la politica dell'organizzazione producesse morti e tutto questo è
passato nel dimenticatoio. Si preferiscono i viaggi di sottosegretari,
sottoministri, sottotutto, che vanno, dicono e promettono, ignorando la realtà».
Lei sta con chi potrebbe protestare a Roma contro la Fao.
«Noi come Emergency non credo che protesteremo. Certo, resta il giudizio
sull'efficacia della Fao che mi sembra stia finendo nel grottesco. Comincio
a pensare che sia l'organizzazione per mantenere la fame nel mondo...».



Riccardo Bruno
(Corriere della Sera del 29 agosto 2001)