Si, l'assassinio di Bologna è anche e soprattutto quello che Michele Di
Schiena lucidamente indica all'inizio del suo commento; ma non è solo
quello, purtroppo.


O quantomeno bisogna provare a ricostruire "il contesto", per usare,
ahimè, nuovamente questa inquietante locuzione-categoria sciasciana, e
soprattutto a mettere in sequenza questo fatto ed altri, tanti altri,
analoghi che lo hanno preceduto nella storia e, doppio ahimè, nella cronaca.

Non so se la domanda che evoca Michele Di Schiena, "a chi giova?," sia
emblema di una "logora logica", forse è per questo, allora, che provo a
pormi ed a porre a tutti\e i\le compagni\e di lotta repressa (non
propriamente nel senso di inibizioni cerebrali dei compagni) qualche altra
domanda ed alcuni desiderata: ma com'è che ogni volta che nella società un
pò di persone
(mettiamola molto leggermente) stanno provando a sgranchirsi le gambe per
farsi una camminata di gruppo nel centro di qualche grossa città, dopo
un'achilosi pluridecennale, o, peggio, un altro pò di persone, in qualche
fabbrica o altro posto di lavoro, stanno riprovando un'ancor più vetusta e
obliata posizione delle braccia, ad incrocio, allora si sentono, con la
puntualità di un orologio svizzero, ma sarebbe più esatto dire di un timer,
scoppi, spari, tricchetracche e castagnole?

Com'è che non passa occasione importante nella vita politico- istituzionale
del paese senza che da quelle mefitiche e venefiche cloache del potere, che
si chiamino servizi segreti piuttosto che Panorama, piuttosto che, triplice
ahimè,
procure della repubblica (ovviamente solo alcune, per non dire una in
particolare,
che si affaccia sul Tevere), non venga sapientemente distillato e
zelantemente servito al colto ed all'inclita qualche schizzo di merda e
veleno, che assume le forme di una velina di allarme o di un oscuro
avvertimento o di qualche "svolta nelle indagini", cui segue qualche
"arresto clamoroso?.

Stiamo ancora aspettando di capire perchè si è scientemente
e ferocemente aggredita per mano togata due anni fa l'esistenza di un
ragazzo romano di nome
Alessandro Geri, additato per vari giorni, in quella lurida gogna
ontologicamente bipartisan nella sua siconfantesca cialtroneria che sono i
"mass media", come "uno dei killer di D'Antona".

Stiamo aspettando di sapere
dagli stessi soggetti che li hanno immortalati un anno fa, poche settimane
prima delle elezioni politiche, come banda di terroristi assassini (sempre
di D'Antona, ovviamente), di che cosa e perchè sono accusati esattamente gli
uomini e le donne di Iniziativa Comunista; a partire da quel querulo e degno
predecessore dell'odierno pistolero del Viminale, nonchè brillante ideatore
di zone rosse, che subito dopo "la brillante operazione di polizia" che
aveva portato in galera i pericolosissimi organizzatori di attentati via sms
si lanciava in fieri proclami sui "durissimi colpi inflitti
all'organizzazione terroristica".

Stiamo ancora aspettando di conoscere
l'identità dell'eroica avanguardia marxista-leninista che ha ideato e
realizzato l'omicidio D'Antona proprio quando le piazze si
erano di nuovo riempite di uomini e di donne, di comunisti e di cristiani,
di laici
e di credenti, di centri sociali e di associazioni, schifati, indignati e
straziati per l'infame massacro perpetrato sulla carne del popolo jugoslavo
(non dal governo Berlusconi).

Siamo in fervida attesa di sapere i nomi, le storie politiche, il curriculum
militante degli "antimperialisti" fondatori degli omonimi "nuclei
territoriali" del nord-est che perpetrarono la fulgida azione neo-partigiana
della bomba al Tribunale di Venezia proprio qualche giorno dopo quello che
rimane l'evento politico di massa più significativo e "promettente" degli
ultimi decenni in Italia, le manifestazioni di Genova, i cui protagonisti
proprio per questo furono fatti oggetto della nota mattanza. Bomba che,
naturalmente, ribaltò radicalmente i ruoli in commedia e quel movimento
dovette dismettere i panni insanguinati da accusatore che si era trovato
addosso dopo i massacri realizzati su ragazzini inermi dagli eroi in assetto
antisommossa per indossare nuovamente quelli, sempre insaguinati, perchè le
ferite erano ancora materialmente aperte, ma in compenso pure infamanti, di
accusato in quanto "brodo di cultura" dei bombaroli. Sicut erat in votis.

Trepidiamo all'idea di guardare in faccia i gloriosi proletari rivoluzionari
che una ventina di giorni fa riuscirono mirabilmente a far saltare in aria
nientemeno che un motorino nei pressi del Viminale, manco a farlo apposta
tre giorni dopo che una manifestazione di protesta contro il governo di
centro-destra indetta da una rivista che leggono in tutt'Italia solo Flores
D'Arcais e i componenti del suo nucleo familiare e che aveva portato a
Milano
40.000 persone. Esplosione, peraltro, formidabilmente preconizzata da quella
novella sibilla cumana del ministro di giustizia che capirà di diritto
quanto chi scrive può capire di ingegneria civile ma in compenso se si desse
all'aruspicina avrebbe una carriera davanti a sè.

Ed oggi, per l'appunto, vorremmo, vorremmo, fortissimamente vorremmo,
conoscere questi ardimentosi costruttori del "Partito Comunista Combattente"
che si coprono di gloria rivoluzionaria sparando alle spalle di un uomo
disarmato e che se ne va in giro in bicicletta; proprio a cinque giorni di
distanza da una manifestazione di lotta sindacale che promette, o minaccia,
a seconda dei punti di vista, di riempire di nuovo il Circo Massimo con una
fiumana di uomini e di donne. Una fiumana che ricorderà molto da vicino,
anche geograficamente, un'altra marea umana che fece tanto piangere
l'inceronato titolare della tessera 1816 della Loggia P2, con conseguente
dilagante
scioglimento di gran parte del cerone medesimo. Noi  vorremmo conoscerli
queste prodi
avanguardie di lotta che colpiscono nell'ombra e da tergo; vorremmo sapere
se vengono da Rifondazione Comunista, o dai Cobas, se non proprio dalla rete
di Lilliput; vorremmo sapere a quante e quali manifestazioni di massa hanno
partecipato, vorremmo sentire dalla loro viva voce un'allocuzione
politico-antagonista, dopo che abbiamo potuto ammirarne le analisi ed il
lessico contenuto in quei mirabili documenti - collage che vengono
aggiornati ogni tre anni, giusto ogni som-movimento che nasce nella società.

Non che vi fosse bisogno di questo ennesimo fatto di sangue per averne la
certezza, ma ormai è uno schema fisso; non si salva nulla e nessuno che
provi a muoversi nella società per fare qualcosa che vada oltre la ola negli
stadi. Pacifisti o antagonisti (no global mi dà veramente di
telericoglioniti, tenendo conto che ce l'hanno appioppato loro questo
macchiettistico nomignolo), girotondisti (oggi, comunque la si pensi, sono
un movimento di opposizione anche loro, ed i berlusconidi lo hanno capito
bene; molto meglio di tanti compagni e di tante compagne) o lavoratori, non
c'è un movimento apparso in questi ultimi anni sulla scena politica (a
tacere, per esclusive ragioni di spazio e di tempo, di quanto è successo
negli anni appena meno recenti ad altri movimenti, e che, però, è abbastanza
facile dedurre che non sia proprio sganciato dall'oggi) che non abbia
ricevuto il suo benvenuto; verrebbe da pensare ad una sorta di comitato di
ricevimento appositamente costituito per le onoranze (spesso funebri) al
diritto di associazione politica e di manifestazione del dissenso; comitato,
ovviamente, rigorosamente trasversale ai vari governi.

Pasolini scriveva una trentina di anni fa che lui sapeva chi e perchè aveva
messo le bombe, chi aveva fatto le stragi, chi aveva versato tanto sangue
innocente; ma confessava amaramente di non poter dimostrare tutto questo
perchè non aveva le prove e perchè lui era solo un'intellettuale.

Molti di noi sanno quello che sapeva Pasolini, non hanno ugualmente le
prove, e perdipiù non sono nemmeno intellettuali. Ma non per questo
smetteranno di cercarle quelle prove, fossero anche mere "prove logiche",
che sono le uniche cui possano aspirare "il popolo e gli intellettuali", per
usare la principale bipartizione pasoliniana. E lo faranno per arrivare alla
verità che se non è sempre rivoluzionaria, quantomeno nel senso più pieno e
classico del termine, resta, comunque, un "obiettivo di transizione" non da
poco.

Saluti comunisti.