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«Fermiamo i trasporti della morte»
Lo schieramento pacifista lancia la campagna «fermiamo i
trasporti della morte». Le organizzazioni e i movimenti che hanno promosso il
Forum sociale europeo, lunedì si sono incontrati a Roma per decidere una serie
di appuntamenti unitari che con forza continuino ad esprimere il no «senza se e
senza ma» alla guerra all’Iraq.
«Blocchiamo, rallentiamo, intralciamo i convogli della guerra che illegalmente viaggiano nel nostro paese. Lo faremo come in questi giorni, senza mettere a repentaglio la sicurezza nostra e degli altri, senza creare disagi alla cittadinanza, senza cedere a nessuna provocazione, cercando di favorire la massima partecipazione e il massimo consenso». L’appello nasce dopo che negli ultimi giorni spontaneamente gruppi di pacifisti hanno bloccato alcuni treni carichi di armi diretti a Camp Darby in viaggio dal Veneto alla Toscana, dove si trova la base americana. Fino ad oggi si è trattato di dimostrazioni spontanee. Radio Sherwood, la radio dei centri sociali del Nord est, da venerdì scorso chiama a raccolta il movimento.
È stata la Filt Cgil nazionale, il sindacato dei ferrovieri, a denunciare venerdì che si stavano usando treni e personale civile per operazioni di guerra. Sarebbero 26 secondo il sindacato i treni carichi di armi che si stanno aggirando per l’Italia. I lavoratori del settore trasporti si oppongono: non vogliono partecipare in nessun modo ai preparativi di questo sempre più imminente attacco. Lunedì i lavoratori del settore trasporto pugliesi hanno espresso preoccupazione per quanto sta accadendo. In Puglia ci sono forze Nato a Brindisi, Gioia del Colle e Amendola mentre a Taranto c'è il più importante scalo marittimo militare del Mezzogiorno. «Laddove dovessero essere utilizzate infrastrutture di trasporto in Puglia, dalle ferrovie ai porti - avverte il segretario generale della Filt-Cgil pugliese Pasquale Gammarota - inviteremo tutti i nostri iscritti ad aderire alla protesta che prevede di non prestarsi a movimentazione di materiale bellico. Noi - ha aggiunto Gammarota - ci auguriamo che ciò non avvenga ma, laddove avvenisse, inviteremo tutti i lavoratori dei trasporti a non essere complici di questa guerra».
E da Roma il Forum non resta in silenzio e fissa per mercoledì 26 una
giornata nazionale di mobilitazione: alle stazioni, lungo la linea ferroviaria,
ai passaggi a livello, sui binari e lungo i binari per bloccare i treni di
guerra.
«Facciamo appello affinché si esprima ovunque la solidarietà e il sostegno ai
lavoratori dei trasporti che hanno già dichiarato e dimostrato la loro
indisponibilità ad essere utilizzati per il trasporto sulle ferrovie e nei
porti» si legge nel documento del Forum. Il Comitato Fermiamo la guerra che ha
organizzato l’oceanica manifestazione del 15 febbraio già martedì riunirà
un gruppo di lavoro sulle iniziative di lotta sindacale per esprimere
l’avversione del mondo dei lavoratori a questa guerra.
Intanto il 1 marzo il coordinamento europeo e mondiale contro la guerra si è dato appuntamento a Londra per lanciare le prossime scadenze internazionali: a Ginevra per il Forum sociale europeo e a Evia per le manifestazioni contro il G8.
Ma la data più prossima per la quale si lavora è quella dell’8 marzo, giornata di mobilitazione davanti la base di Camp Darby. Il Comitato Fermiamo la guerra invita il popolo del 15 febbraio ad esprime ancora una volta la loro opinione su questo intervento militare.
E il governo vara addirittura un piano - a «tolleranza zero» - contro chi blocca i treni
Pugno di ferro contro chi blocca i treni della morte. Tolleranza zero
contro i «disobbedienti». Questa è la linea del governo per affrontare la
nuova fase delle proteste contro la guerra. «C'è un piano ed è in atto» da
parte del Governo per bloccare le manifestazioni dei pacifisti contro i treni
della guerra. Ad annunciare la linea dura è il sottosegretario all’Interno
Alfredo Mantovano, che da Lecce preannuncia l’esistenza di un piano, che «c’è
ed è in atto». Di cosa si tratti il sottosegretario non lo rivela, ovviamente:
«Non credo che sia il caso di pubblicizzarlo».
Da giorni, da quando è iniziato il blocco dei treni, da diverse parti della
maggioranza si chiedeva di adottare il pugno di ferro. E anche il Presidente
della Camera ha chiesto che non vi siano «indulgenze». «La causa della pace
non si coniuga con l'illegalità, in nessuna forma essa venga perpetrata.
Personalmente, non posso che dare un giudizio molto negativo», ha detto
Pierferdinando Casini. «Chi come me ha difeso non solo la legittimità, ma ha
sottolineato anche il valore politico delle manifestazioni per la pace dei
giorni scorsi non può in alcun modo avere debolezze o indulgenze nei confronti
di atti di illegalità che, come tali, vanno condannati». Quindi
l’avvertimento alle forze politiche: «Non credo che la classe politica possa
avere indulgenza o dare giustificazione ad atti di illegalità che sono da
evitare in tutti i modi». Linea dura, quindi. Mantovano non rivela i piani, ma
dal Viminale qualche notizia trapela. Saranno mobilitati i Reparti mobili (non
solo della Polizia, ma anche di Carabinieri e Gdf) a presidio delle stazioni e
dei punti di passaggio dei convogli. Nei momenti di passaggio dei «treni della
morte», le stazioni saranno praticamente off-limits. Secondo in discrezioni,
inoltre, saranno «secretati» percorsi ed orari di partenza dei treni, per
evitare che i pacifisti siano preventivamente informati.
Ma il blocco dei treni è anche l’occasione per nuovi scontri tra maggioranza
e opposizione. «Ad essere illegale è questo Governo, che ha fatto carta
straccia dell'articolo 11 della Costituzione e ha concesso infrastrutture civili
per usi militari. Non è invece illegale bloccare i treni della morte, le navi o
gli aerei che partiranno dal nostro paese per seminare distruzione tra la
popolazione civile irakena, esporre le bandiere della pace», dice Mauro
Bulgarelli, deputato dei Verdi rispondendo alle dichiarazioni del Governo contro
i pacifisti. Chi blocca i treni è un «traditore» amico di Saddam. Fabrizio
Cicchitto, vicepresidente dei deputati di Fi, ha pochi dubbi: «Coloro i quali
stanno sistematicamente boicottando i convogli militari e che si stanno
preparando a fare di peggio nelle stazioni e sulle strade, svolgono
consapevolmente o inconsapevolmente una funzione di sostegno nei confronti di
Saddam Hussein». Ma per Alfiero Grandi, dei Ds, «sul trasporto del materiale
bellico si sta giocando una partita propagandistica da parte di esponenti della
CdL», è stato infatti il governo ad aver autorizzato il trasporto «al di
fuori delle regole stabilite e delle leggi», provocando «le reazioni di quanti
sono contro la guerra». «Fin tanto che queste iniziative sono non violente,
sono pienamente legittime», afferma Grandi, che accusa il centro destra di
cercare lo scontro per legittimare «interventi repressivi», e invita quanti
sono contro la guerra a «evitare in ogni modo di fornire pretesti a chi non
aspetta altro». Sergio Cofferati replica a Sandro Bondi, portavoce di Forza
Italia. «Il livore e l'imbarazzo per gli effetti negativi delle scelte della
maggioranza delle quali fa parte - dice Cofferati - inducono l'onorevole Bondi a
reiterare insulti ed affermazioni irresponsabili». «Da parte mia - aggiunge il
presidente della Fondazione Di Vittorio - continuerò a non rispondere alle sue
provocazioni e a difendere tutte le iniziative non violente, permesse dalle
regole della democrazia e rispettose delle esigenze dei cittadini-utenti, sia
che riguardino la pace o i diritti delle persone».