GENOVA: altre verità
GENOVA - Un poliziotto che presta
servizio al Reparto Mobile di Bolzaneto, e di cui Repubblica conosce il nome e
il grado ma che non rivela per ragioni di riservatezza, racconta la
"notte cilena" del G8. "Purtroppo è tutto vero. Anche di più.
Ho ancora nel naso l'odore di quelle ore, quello delle feci degli arrestati ai
quali non veniva permesso di andare in bagno. Ma quella notte è cominciata
una settimana prima. Quando qui da noi a Bolzaneto sono arrivati un centinaio
di agenti del Gruppo operativo mobile della polizia penitenziaria".
E' il primo di uno dei molti retroscena sconosciuti del drammatico sabato del
G8. Il nostro interlocutore ammette che "nella polizia c'è ancora tanto
fascismo, c'è la sottocultura di tanti giovani facilmente influenzabili, e di
quelli di noi che quella sera hanno applaudito. Ma il macello lo hanno fatto
gli altri, quelli del Gom della penitenziaria".
E il pestaggio sistematico nella scuola? "Quello è roba nostra. C'è chi
dice sia stata una rappresaglia, chi invece che da Roma fosse arrivato un
ordine preciso: fare degli arresti a qualunque costo. L'intervento lo hanno
fatto i colleghi del Reparto Mobile di Roma, i celerini della capitale. E a
dirigerlo c'erano i vertici dello Sco e dirigenti dei Nocs, altro che la
questura di Genova che è stata esautorata. E' stata una follia. Sia per le
vittime, che per la nostra immagine, che per i rischi di una sommossa
popolare. Quella notte in questura c'era chi bestemmiava perché se la notizia
fosse arrivata alle orecchie dei ventimila in partenza alla stazione di
Brignole, si rischiava un'insurrezione".
La trasformazione della caserma di Bolzaneto in un "lager" comincia
lunedì con l'arrivo dei Gom, reparto speciale istituito nel 1997 con a capo
un ex generale del Sisde, e già protagonista di un durissimo intervento di
repressione nel carcere di Opera. Appena arrivati - vestiti con le mimetiche
grigio verde, il giubbotto senza maniche nero multitasche, il cinturone nero
cui è agganciata la fondina con la pistola, alla cintola le manette e il
manganello, e la radiotrasmittente fissata allo spallaccio - prendono possesso
della parte di caserma che già alcune settimane prima del vertice era stata
adattata a carcere, con annessa infermeria, per gli arrestati del G8.
La palestra è stata trasformata nel centro di primo arrivo e di
identificazione. Tutti i manifestanti fermati vengono portati qui, chi ha i
documenti li mostra, a tutti vengono prese le impronte. A fianco alla
palestra, sulla sinistra, accanto al campo da tennis, c'è una palazzina che
è stata appositamente ristrutturata per il vertice ed è stata trasformata
nel carcere vero e proprio. All'ingresso ci sono due stanzoni aperti che
fungono da anticamera. Qui, la notte di sabato, fino a mattina inoltrata di
domenica, staziona il vicecapo della Digos genovese con alcuni poliziotti
dell'ufficio e qualche carabiniere.
"Quello accaduto alla scuola e poi continuato qui a Bolzaneto è stata
una sospensione dei diritti, un vuoto della Costituzione. Ho provato a
parlarne con dei colleghi e loro sai che rispondono: che tanto non dobbiamo
avere paura, perché siamo coperti".
Quella notte. "Il cancello si apriva in continuazione - racconta il
poliziotto - dai furgoni scendevano quei ragazzi e giù botte. Li hanno fatti
stare in piedi contro i muri. Una volta all'interno gli sbattevano la testa
contro il muro. A qualcuno hanno pisciato addosso, altri colpi se non
cantavano faccetta nera. Una ragazza vomitava sangue e le kapò dei Gom la
stavano a guardare. Alle ragazze le minacciavano di stuprarle con i
manganelli... insomma è inutile che ti racconto quello che ho già
letto".
E voi, gli altri? "Di noi non c'era tanta gente. Il grosso era ancora a
Genova a presidiare la zona rossa. Comunque c'è stato chi ha approvato, chi
invece è intervenuto, come un ispettore che ha interrotto un pestaggio
dicendo "questa non è casa vostra". E c'è stato chi come me ha
fatto forse poco, e adesso ha vergogna". E se non ci fossero stati i Gom?
"Non credo sarebbe accaduto quel macello. Il nostro comandante è un duro
ma uno di quelli all'antica, che hanno il culto dell'onore e sanno educare gli
uomini, noi lo chiamiamo Rommel".
Che fine hanno fatto i poliziotti democratici? "Siamo ancora molti -
risponde il poliziotto - ma oggi abbiamo paura e vergogna".
(26 luglio 2001)
<<< home